Una sola cessione per i crediti da bonus edilizi e bonus anti Covid: il beneficiario della detrazione potrà ancora cedere il credito ad altri soggetti, compresi banche e intermediari finanziari, ma questi non potranno cederlo a loro volta; allo stesso modo, fornitori e imprese che praticano lo sconto in fattura potranno recuperarlo sotto forma di credito d’imposta e cederlo una sola volta ad altri soggetti, che però non potranno a loro volta cederlo. La chiusura alla circolazione dei crediti prevista dal decreto Sostegni ter per il contrasto alle frodi rischia così di mettere in crisi il mercato edilizio (e finanziario).
Cessione del credito dei bonus edilizi (art. 121 del decreto Rilancio) e di quelli relativi ai bonus anti Covid (art. 122) limitata ad un solo passaggio. È questa l’importante novità contenuta nel decreto Sostegni ter per introdurre nuovi vincoli anti-frode, in particolare su superbonus, ecobonus, bonus ristrutturazioni, sismabonus e bonus facciate.
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Stop alle cessioni a catena
La nuova norma introdotta dal decreto Sostegni ter prevede che il credito di imposta sia ceduto una sola volta e questo significherà che:
- il beneficiario della detrazione potrà ancora cedere il credito ad altri soggetti, compresi banche e intermediari finanziari, ma questi non potranno cederlo a loro volta;
- i fornitori e le imprese che fanno i lavori e che praticano lo sconto in fattura potranno recuperare lo sconto sotto forma di credito d’imposta e cederlo una sola volta ad altri soggetti, compresi banche e intermediari finanziari, ma essi non potranno cederlo a loro volta.
Nello stabilire che i crediti che già ceduti al 7 febbraio 2022 potranno essere oggetto esclusivamente di una ulteriore cessione, il decreto Sostegni ter prevede che tutti i contratti stipulati violando queste regole saranno considerati nulli.
I possibili effetti della nuova norma
Notevole è l’inquietudine degli operatori del mercato edilizio (e finanziario) poiché, se le nuove regole saranno confermate, tutti gli operatori che non vogliono utilizzare in compensazione i crediti di imposta che hanno in pancia, o che hanno esaurito i loro plafond di disponibilità, saranno interessati a cederli al più presto.
Non vi è dubbio che le agevolazioni edilizie (e, in particolare, il superbonus 110%) siano stati un volano straordinario per la ripresa economica nelle fasi della pandemia; ma il vero motore che ha sorretto tutto il comparto dell’edilizia e il suo indotto è stata proprio la possibilità di optare per le cessioni del credito spettante dall’agevolazione fiscale. Infatti, soprattutto dalla possibilità per i contribuenti scontare e cedere il credito fiscale anche con trasferimenti a catena si è generato un marketplace finanziario all’interno del quale si sono però inseriti anche molti soggetti di dubbia etica fiscale tra i cd. general contractor.
Collocandosi tra professionisti, imprese e contribuenti, alcuni soggetti non sempre hanno operato con trasparenza approfittando dell’inevitabile lentezza con la quale lo Stato riesce a contrastare illeciti e abusi nell’ambito di operazioni fraudolente che le indagini delle Entrate e le prime inchieste della magistratura quantificherebbero in diversi miliardi di euro.
Se, allora, la necessità di contrastare le frodi può giustificare anche provvedimenti limitativi, con questa improvvisa chiusura alla circolazione dei crediti di fatto a subire le conseguenze sono anche migliaia di cittadini e di imprese corrette impegnate in interventi di riqualificazione energetica e sismica e che ora dovranno probabilmente rivedere le condizioni contrattuali con i proprietari, con conseguenti rischi di paralisi del mercato.
Peraltro, la limitazione alla cedibilità dei crediti va ad aggiungersi ad altre recenti novità ancora piene di criticità, quali l’obbligo di attestazione della congruità delle spese e di visto di conformità per i bonus edilizi e continuare a immaginare di frenare abusi fermando i cantieri tramite controlli burocratici e limitazioni operative non sembrerebbe essere la soluzione migliore.
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Appare, in ogni caso, ormai chiaro come gli strumenti informatici e le banche dati a disposizione delle Entrate non siano in grado di verificare tempestivamente tutti i passaggi successivi delle cessioni, anche tra società controllate, non riuscendo ad evitare che si commettano abusi. Contro le frodi, quindi, non bastano certamente solo i prezzari e per contrastare il proliferare di operatori improvvisati è necessario assumere dei provvedimenti, ma in questo modo ad essere colpite saranno anche le imprese serie.
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