Fisco Dal nuovo Presidente del CNDCEC

Elbano de Nuccio: è necessario ridare voce ai Commercialisti

Condividi
“È il momento della ricostruzione e dell’unità. C’è tantissimo da fare. L’obiettivo di fondo che ci muove è quello di ridare finalmente voce, visibilità e protagonismo ai commercialisti italiani e per far questo dovremo attivarci per costruire rapporti reali, stabili e proficui con la politica, con l’Agenzia delle Entrate e con tutti i nostri stakeholders, affinché sia chiaro che le competenze che i commercialisti mettono al servizio del Paese non possono più essere trascurate”. E’ quanto dichiarato a IPSOA Quotidiano dal nuovo Presidente del CNDCEC Elbano de Nuccio, che rileva altre priorità del suo mandato non meno urgenti “dai miglioramenti da apportare in Parlamento alla riforma della giustizia tributaria all’equo compenso, dalla crisi d’impresa alla fondamentale riforma del nostro sistema fiscale”.
Con la pubblicazione dei risultati elettorali sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia del 31 maggio e con la cerimonia ufficiale di insediamento presso la sede dello stesso Ministero, Elbano de Nuccio è il nuovo Presidente del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.
Preg.mo Presidente de Nuccio, innanzitutto, congratulazioni per la nomina al vertice del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Quali ritiene siano, in sintesi, le questioni più urgenti da affrontare nei primi mesi del suo mandato?
La categoria viene da anni travagliati. L’emergenza Covid prima e poi alcuni ricorsi hanno fatto slittare troppo a lungo le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze locali e nazionale. Poi ci sono stati i mesi del commissariamento. Ora una nuova governance c’è ed è una governance integralmente rinnovata e estremamente motivata ad agire con decisione e incisività. E’ il momento della ricostruzione e dell’unità. C’è tantissimo da fare. L’obiettivo di fondo che ci muove è quello di ridare finalmente voce, visibilità e protagonismo ai commercialisti italiani e per far questo dovremo attivarci per costruire rapporti reali, stabili e proficui con la politica, con l’Agenzia delle Entrate e con tutti i nostri stakeholders, affinché sia chiaro che le competenze che i commercialisti mettono al servizio del Paese non possono più essere trascurate. L’esperienza degli ultimi anni dimostra chiaramente che molte delle norme approvate non funzionano o hanno comunque ampi margini di perfettibilità. Nelle materie che impattano direttamente sulla loro attività professionale, i commercialisti italiani vanno ascoltati durante la stesura delle norme, non dopo, in consultazioni ex post quasi sempre inevitabilmente prive di risultati tangibili. Si tratta di ribaltare un’impostazione purtroppo consolidata. Ma ce la metteremo tutta, perché questa, per rispondere alla domanda, è la questione di fondo più urgente, dalla quale discendono le altre: dai miglioramenti da apportare in Parlamento alla riforma della giustizia tributaria all’equo compenso, dalla crisi d’impresa alla fondamentale riforma del nostro sistema fiscale, per citare i dossier più caldi di questi mesi.
Parliamo proprio di riforma fiscale. Qual è, a suo avviso, l’apporto che la Categoria che lei rappresenta può dare alla stesura del testo finale?
La riforma fiscale al centro del dibattito politico e dell’attività parlamentare di questi mesi si incardina in un momento storico di particolare crisi economica e finanziaria, legata prima all’emergenza pandemica e ora al conflitto russo - ucraino. Questo contesto non certo facile amplifica la necessità di mettere mano ad un sistema tributario che va utilizzato non tanto per ottenere gettito per coprire debito pubblico e spese correnti dello Stato, ma anche e soprattutto come strumento di politica economico - finanziaria per il rilancio del Paese. Del resto, il nostro fisco è figlio di una riforma datata 1970 ed è quindi del tutto obsoleto rispetto ad un sistema economico nazionale e internazionale che in più di cinquant’anni ha subito radicali cambiamenti. A questo si aggiungano le stratificazioni e la farraginosità di un sistema tributario che nel corso degli ultimi decenni ha subito migliaia di modifiche che lo rendono di ardua comprensione e applicazione e che pongono l’impianto sanzionatorio in balia di norme tutt’altro che certe e stabili. Se questo è lo scenario, la riforma non può fermarsi alla mera manutenzione ordinaria, limitandosi alla rimodulazione delle aliquote IRPEF e alla graduale eliminazione dell’IRAP. Serve una reale riduzione della pressione tributaria che consenta di utilizzare la leva fiscale come leva di vantaggio competitivo in un mercato sempre più globalizzato. E serve una riorganizzazione dei codici tributari, un’operazione a costo zero per lo Stato, che è nell’interesse non solo dei commercialisti, ma anche dell’amministrazione finanziaria: l’eccesso di stratificazione normativa favorisce dubbi interpretativi che stimolano comportamenti opportunistici ed evasione fiscale. Lancio un appello alla politica: usiamo questa riforma per compiere scelte coraggiose, a fronte di una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo. Cittadini e imprese sono in sofferenza, in ambito fiscale bisogna ristabilire il principio di equilibrio. Per il raggiungimento di questi obiettivi vogliamo essere coinvolti ai tavoli tecnici ex ante, nel momento della genesi delle norme, perché non esiste peggiore norma di una norma scritta male e che non sia compresa da chi deve applicarla.
Con l’avvento delle dichiarazioni dei Redditi e IVA precompilate e della fatturazione elettronica, alcune delle attività tipiche del dottore commercialista si sono automatizzate. Alla luce di queste novità, quale ritiene potrà essere l’evoluzione del ruolo del Commercialista?
E’ vero, la professione, dopo essere stata negli scorsi decenni protagonista e motore del passaggio al fisco telematico, è ora investita da nuovi processi di cambiamento, tipici di questi anni di automatizzazione e rapidissima evoluzione tecnologica. E’ uno scenario con il quale dobbiamo inevitabilmente confrontarci e che ci imporrà di guardare con maggiore attenzione a nuovi ambiti di sviluppo delle nostre attività professionali. Dovremo quindi tornare sul tema delle specializzazioni, che va ridefinito superando le criticità emerse in fase di primo avvio e arrivando all’implementazione di processi utili al riconoscimento delle SAF dei commercialisti da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca e all’inclusione della categoria nella direzione scientifica dei corsi di laurea e master realizzati dalle Università. Ma quella fiscale resterà ancora a lungo l’attività prevalente per la stragrande maggioranza dei nostri colleghi. Un’attività da approcciare aprendosi alla novità e ai processi di modernizzazione che il mercato ci impone, ma che va anche tutelata. La qualità del nostro lavoro va difesa, va difesa la nostra capacità di essere garanti della fede pubblica. Per questo chiederemo con forza quelle esclusive che ai commercialisti non sono state fino ad oggi mai riconosciute.
La riforma della crisi d’impresa è ancora un cantiere aperto. Ci sono spazi per un suo miglioramento?
Mi auguro di sì. Noi ci batteremo per favorire la definizione di una norma più pratica ed efficace che tenga conto degli effetti determinati dalla pandemia e perché venga recuperata la centralità che la legge fallimentare ha sempre riconosciuto alle nostre competenze professionali. Credo sia inoltre importante affidare al controllo esterno - sindaco, collegio sindacale o revisore - il compito di individuare tempestivamente o prevenire le crisi, anche mediante l’utilizzo di software adeguati. Fondamentale sarà anche prevedere meccanismi automatici di limitazione della responsabilità degli organi di controllo nei casi di default per colpa e senza dolo. Infine, predisporremo una proposta normativa specifica relativa all’incompatibilità dei revisori, dei sindaci e dei consulenti e lavoreremo per una modifica dei criteri di professionalità degli esperti indipendenti della composizione negoziata e dei professionisti delle procedure di crisi e dell’insolvenza. Insomma, proveremo a mettere in campo un pacchetto di misure migliorative in un ambito decisivo per la tenuta complessiva del nostro tessuto imprenditoriale e nel quale i commercialisti giocano un ruolo davvero determinante e estremamente responsabilizzante.
Quali sono le opportunità che il PNRR offre e potrà offrire alla Categoria dei dottori commercialisti?
Mi auguro che il PNRR offra opportunità soprattutto al Paese: è una enorme sfida per il rilancio che non possiamo sprecare con progetti non ponderati al meglio e non “messi a terra” con efficacia e verifiche costanti. In questa partita sono convinto che i commercialisti possano svolgere una funzione tutt’altro che marginale. Anche in questo caso proveremo a far valere l’idea di un nostro coinvolgimento a monte, nella fase di programmazione ovvero nella fase di declinazione delle linee di intervento da mettere in atto secondo i piani di azione del Piano. In altre parole, i commercialisti dovranno essere al fianco delle istituzioni per la migliore e più corretta allocazione delle risorse. Ma dovremo avere un ruolo anche a valle, nella fase di rendicontazione delle spese relative ai piani di intervento previsti. Con il visto pesante siamo già certificatori dei crediti tributari. Io credo che dobbiamo esserlo di diritto anche in questa fase. Ho esposto questo punto di vista in un incontro che ho avuto recentemente con la Ministra per gli affari regionali, Maria Stella Gelmini. Sul PNRR abbiamo intenzione di lavorare seriamente, tanto che abbiamo anche creato una apposita delega in seno al nuovo Consiglio nazionale.

Copyright © - Riproduzione riservata

Per accedere a tutti i contenuti senza limiti abbonati a IPSOA Quotidiano Premium
1 anno € 118,90 (€ 9,90 al mese)
Primi 3 mesi € 19,90 poi € 35,90 ogni 3 mesi
Condividi

Potrebbero interessarti

Notizie e approfondimenti

Podcast

Il concordato preventivo biennale cambia (ancora) pelle

Andrea Bongi - Dottore commercialista e pubblicista

Variazioni catastali da superbonus: adesso cosa succede?

Maria Antonietta Caracciolo - Avvocato tributarista in Reggio Calabria

Fattura non registrata: l’integrativa a favore fa recuperare la detrazione IVA?

Luca Signorini - Commercialista e Revisore legale, Studio Signorini & Partners

Precompilata 2025: attenzione ai forfetari e alle date per invio e annullamento

Saverio Cinieri - Dottore commercialista in Brindisi e Milano

Guide

IMU 2025: come calcolare e pagare l’imposta
Roberto Fanelli - Docente di diritto tributario d’impresa presso UniMarconi Roma
Modello 730/2025: chi può farlo e come si presenta
Saverio Cinieri - Dottore commercialista in Brindisi e Milano
Fattura elettronica: cos’è e come funziona
Roberto Fanelli - Docente di diritto tributario d’impresa presso UniMarconi Roma
Servizi online del Fisco: come delegare familiari e persone di fiducia
Riccardo Patimo - Dottore commercialista in Roma

Novità Editoriali

La Fiscalità delle società IAS/IFRS

La Fiscalità delle società IAS/IFRS

Risparmi 5% € 115,00
€ 109,00
Acquista
Manuale di fiscalità internazionale

Manuale di fiscalità internazionale

Risparmi 5% € 160,00
€ 152,00
Acquista
Collana Riforma fiscale

Collana Riforma fiscale

Risparmi 24% € 250,00
€ 190,00
Acquista
Fisco - Formula Sempre Aggiornati

Fisco - Formula Sempre Aggiornati

Risparmi 55% € 270,00
€ 121,00
Acquista
Codice tributario

Codice tributario

Risparmi 5% € 75,00
€ 71,25
Acquista
Locazioni brevi

Locazioni brevi

Risparmi 0% € 19,90
€ 19,90
Acquista
IVA

IVA

Risparmi 5% € 75,00
€ 71,25
Acquista