Con un comunicato stampa del 12 febbraio 2025 il CNDCEC ha chiesto una proroga del termine per l’adesione al concordato preventivo biennale. Il presidente del Consiglio nazionale Elbano de Nuccio ha evidenziato che la richiesta è motivata dalla circostanza che l’attuale temine, previsto per il 31 luglio, cade nel periodo dell’anno in cui gli studi professionali sono già congestionati dagli ordinari adempimenti connessi alla determinazione e liquidazione delle imposte dei loro assistiti.
In merito alla scadenza del termine per l’adesione al concordato preventivo biennale e al dibattito parlamentare in corso nell’ambito dell’approvazione del decreto Milleproroghe, il CNDCEC - con comunicato stampa del 12 febbraio 2025 - sottolinea la necessità che il termine sia prorogato. Il presidente del Consiglio nazionale della categoria, Elbano de Nuccio, ha evidenziato che la richiesta è motivata dalla circostanza che l’attuale temine, previsto per il 31 luglio, cade nel periodo dell’anno in cui gli studi professionali sono già congestionati dagli ordinari adempimenti connessi alla determinazione e liquidazione delle imposte dei loro assistiti.
L’adesione al CPB presuppone la definitività dei dati del periodo di imposta precedente e un fitto dialogo con il contribuente che si impegna per un biennio e quindi deve effettuare la scelta nella piena consapevolezza degli impegni che assume, delle premialità dell’istituto ma anche delle numerose fattispecie di cessazione e decadenza e delle relative conseguenze.
Tale processo richiede tempo che, con l’attuale termine, semplicemente non c’è e ciò rischia di minare le finalità per le quali il CPB è stato introdotto nell’ordinamento.
In questo contesto non appaiono condivisibili le posizioni di coloro che ritengono lo slittamento del termine troppo dilatato con riferimento al primo anno di adesione concordataria, semplicemente perché l’impegno del contribuente è biennale ed è evidente che la scelta del contribuente non avviene soltanto sulla base dei dati conosciuti ma anche e soprattutto dalla consapevolezza di poter mantenere gli impegni assunti soprattutto nel secondo anno, peraltro in un contesto economico generale assai incerto.
Anche per quanto attiene ai flussi di gettito, la proposta del Consiglio Nazionale non crea alcuna difficoltà in quanto il termine per versare gli acconti di imposta del primo anno concordatario resta comunque confermato al 30 novembre.
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